Il Cinema Ritrovato: "LADRI DI BICICLETTE"


Come molti di voi sapranno, ormai da parecchi anni la Cineteca di Bologna porta avanti un progetto chiamato Il Cinema Ritrovato, grazie al quale ogni mese viene scelto un grande capolavoro cinematografico del passato per essere restaurato a partire dai negativi originali. Questo fantastico progetto è di un'importanza incredibile, perchè non solo aiuta la continua circolazione e proiezione di grandi film che hanno segnato la storia del cinema globale, ma apre la fruizione degli stessi anche a un pubblico giovane, grazie alla incredibile qualità delle immagini restaurate.
Questo mese, come saprà chi ha letto il mio Bollettino, è toccato a Ladri di Biciclette, e non ho esitato un secondo a rivederlo su grande schermo!

L'ingresso della Cineteca di Bologna allestito a tema per la proiezione del film

Ladri di Biciclette
è un film del 1948 diretto da Vittorio De Sica, regista anche di Sciuscià (1946), Ieri, Oggi, Domani (1963) e Il Giardino dei Finzi Contini (1970), e basato su un soggetto di Cesare Zavattini, che a sua volta si basa sull'omonimo romanzo di Luigi Bartolini. Nel cast, composto interamente da attori non professionisti, troviamo Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola e Lianella Carell.
Vincitore di 6 Nastri D'Argento e di Golden Globe e premio Oscar come Miglior Film Straniero nel 1950, il film è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare e detiene la quarta posizione nella lista dei 100 migliori film del cinema mondiale della rivista Empire.
Inoltre, Ladri di Biciclette è considerato il manifesto del Neorealismo italiano.
 Di seguito la trama del film:

Roma, secondo dopoguerra. Antonio Ricci, disoccupato, riesce finalmente a trovare lavoro come attacchino comunale, per il quale però necessita di una bicicletta. Dopo notevoli sacrifici riesce a procurarsene una, ma quando, durante il primo giorno di lavoro, un delinquente ruba la bicicletta, per Antonio inizierà una corsa contro il tempo che lo porterà a scontrarsi con la società in cui vive.


Nella pellicola si possono individuare tre protagonisti distinti:
1- Antonio Ricci, interpretato da Lamberto Maggiorani, operaio che tenta di stabilizzarsi economicamente, per dare alla sua famiglia una vita quantomeno dignitosa
2- Bruno Ricci, interpretato da Enzo Staiola, il figlio di Antonio e Maria, un bambino sveglio ma fragile, consapevole delle condizioni econimico-sociali in cui risiede la sua famiglia
3- La Roma di fine anni '40, nel pieno del secondo dopoguerra: il panorama socio-storico di quegli anni fa da sfondo alla vicenda principale, mostrando la città con tutti i suoi problemi sociali, il divario economico tra classi, la mondanità, la criminalità e la difficile vita durante il dopoguerra.

Prima ho accennato che Ladri di Biciclette è riconosciuto come il manifesto ideale della corrente cinematografica del Neorealismo italiano, che ebbe canonicamente inizio nel 1943 con la presentazione al pubblico del film Ossessione di Luchino Visconti, e che influenzò il lavoro di registi di tutto il mondo, arrivando perfino in India (si veda il film Il Lamento sul Sentiero del 1955 diretto da Satyajit Ray) e continuando anche dopo la sua fine a influenzare registi come Claudio Caligari nel suo film Amore Tossico (potete leggere la mia recensione QUI). Questo perchè Ladri di Bicilette incarna alla perfezione tutte quelle caratteristiche che resero celebre il Neorealismo: in primo luogo, il cast è composto da attori non protagonisti, sia per i ruoli minori che per quelli maggiori, i quali molte volte improvvisavano alcune battute per aumentare il realismo della vicenda narrate; il realismo della vicenda, inoltre, è reso ancor più marcato dalla semplicità della stessa, tanto che sarebbe potuta benissimo accadere quotidianamente nella realtà dell'epoca; il film, poi, è girato in esterno, nelle vere vie di Roma, senza alcuna ricostruzione in studio. La regia di Vittorio De Sica aumenta il prestigio del film, ed è inoltre incredibile pensare come sia riuscito a gestire attori non esperti e grandi folle di persone nelle scene corali di vita cittadina.


Molto interessante è anche, infine, l'approccio che il regista ha avuto verso la vicenda raccontata. La pellicola è una piccola parabola privata, intima e personale, all'interno di un vasto apparato sociale: la parabola, infatti, si apre sulla folla, per poi indirizzare l'attenzione dello spettatore su alcuni personaggi, seguendo la loro storia fino a che quest'ultima non ha più niente da raccontare, per rilasciarli infine di nuovo all'interno della folla. Al centro dell'attenzione, però, non ci sono tanto le persone in quanto materialità o fisicità, quanto piuttosto i loro sentimenti, la loro interiorità, molto spesso sensibile e fragile all'interno del Neorealismo italiano. Proprio per questo, infatti, in questo o in altri film del periodo, è davvero facile e istantanea l'empatia con i protagonisti, trattati, da De Sica in questo caso, con delicatezza, affetto e sensibilità.

Credo sia chiaro, ormai, che Ladri di Biciclette è un film che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia del cinema, un vero capolavoro e una vera pietra miliare della cinematografia mondiale, e che per questo consiglio davvero a tutti.
Un grazie particolare alla Cineteca di Bologna, che con il suo impegno fa si che pellicole come queste non siano dimenticate in archivi in cui resterebbero senza esser più proiettate.

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