Valerio Mastandrea parla di Ride e di cinema.


Bentrovati! Con questo articolo, decisamente inconsueto e fuori programma, voglio parlarvi di un incontro a cui ho partecipato con l'attore e, da poco, regista Valerio Mastandrea organizzato dalla Cineteca di Bologna e tenutosi il 7 Dicembre 2018 al Cinema Lumiere di Bologna. La cosa che piu` mi ha stupito di questo evento e` che sembrava essere una vera e proprio chiacchierata tra amici, senza nessun tipo di formalita` o distacco tra l'ospite e il pubblico: Mastandrea si e` rivelato da subito molto disponibile, empatico nei confronti di chi aveva davanti, simpatico e a tratti goliardico, come se fosse, appunto, tra amici. E` stato un vero e proprio scambio intimo di idee, di considerazioni riguardanti lui, la sua idea di cinema e il suo primo lungometraggio dietro la macchina da presa: Ride.
Non ho usato, a buon ragione, l'espressione "prima esperienza registica di Mastandrea" perche` non e` cosi`: Valerio Mastandrea, infatti, aveva gia` diretto un cortometraggio nel lontano 2005 dal titolo Trevirgolaottantasette, con Elio Germano, Marco Giallini e Jasmine Trinca. Ride quindi e` il secondo progetto da regista di Mastandrea, nonche` il suo primo lungometraggio, con Chiara Martegiani e Renato Carpentieri, film che segue il dolore tutto particolare di una donna che ha perso il marito in un incidente sul lavoro: la scrittura del film parti` proprio da Mastandrea (basandosi su un aneddoto che riportero` piu` avanti), che espresse l'esigenza di raccontare una storia particolare, quella di una vedova che ha perso il marito in fabbrica da pochi giorni e che sta benissimo.



L'incontro e` stato pensato per fare della "resistenza culturale", per usare le parole dello stesso Mastandrea, perche` "il film ha avuto un cammino tortuoso, come tutti i piccoli film". Essendo il suo primo film in veste di regista puo` anche essere comprensibile, ma giustamente, allo stesso tempo, Mastandrea si e` definito comunque un privilegiato, per avere la fortuna di poter chiamare degli esercenti e di poter avere delle risposte, grazie alla sua grande fama cinematografica. Parlando dei primi passi del suo prodotto, Mastandrea rivela di essere stato colpito dal fatto che "il film e` stato presentato a Torino, che e` un festival che chi ama il cinema in maniera quasi ossessiva riconosce come uno, forse dei festival maggiori", per quanto riguarda soprattutto la discussione dei film in concorso.


"Noi abbiamo accettato - continua Mastandrea -
l'invito di Torino, saltando Venezia a piedi pari,
perche` pensavamo che questo film,
nella sua imperfezione,
nella sua spinta emotiva cosi` forte ed autentica, meritasse una discussione"

E` interessante quanto sottolineato da Mastandrea, perche` evidenzia un amore, un affetto quasi protettivo nei confronti del suo prodotto, tanto da presentarlo per la prima volta in un ambiente che lui sembra definire "sicuro", un festival in cui il film potesse essere trattato a dovere, sia dal pubblico che dalla critica che, come ha sottolineato il regista, si e` posta nei confronti di questa pellicola evitando giudizi asettici e affrettati, ma cercando piuttosto una discussione, appunto, dove i ruoli si annullano e ogni pregiudizio lascia spazio alla curiosita` di arrivare ad avere un'analisi precisa del prodotto.



Parlando dei temi che il regista ha fatto confluire nella pellicola, Mastandrea ammette che c'e` tanto, forse anche troppo per un film d'esordio. Come primo tema Mastandrea tiene a sottolineare, ovviamente, la morte sul lavoro, drammatica circostanza in cui perde la vita il marito della protagonista del film:


"Il tema piu` importante e` questo dolore privato
che viene inglobato dal dolore politico.
La morte sul lavoro e` una morte inaccettabile,
e` una morte che continua ad accadere [...]
con una costanza e una continuita` di numeri
che non ha pari,
quindi nella societa` non cambia niente,
ma per chi la subisce e` come morire
durante un fermo di polizia"
(voglio pensare che qui Mastandrea si riferisca
al caso Cucchi,
e quindi al recente film Sulla Mia Pelle
di Alessio Cremonini)


Mastandrea poi ritorna su dove e` partito per concepire questo film, ovvero sull'intervista di una donna che perse il marito il giorno prima proprio a causa di un incidente sul lavoro, morte che Mastandrea ribadisce essere inaccettabile. Vedendo questa intervista, risalente ormai ai primi anni 2000, Mastandrea si chiese:

"Ma questa, e` successo ieri, il fatto di entrare,
di avere la gente che ti bussa a casa,
ti fa delle domande, la tempesta e l'attenzione mediatica o non mediatica...
ma l'avra` acchiappato quello che si doveva tene`
per superare tutto questo?"

Con questo film, quindi, il regista voleva mettere sotto gli occhi di tutti una condizione sociale e mediatica in cui il privato non esiste piu`, in cui si deve chiedere "per favore" anche per stare male e in cui e` sempre piu` difficile, in una societa` bombardata da immagini e da stimoli di ogni genere, "acchippare" l'indispensabile, le cose piccole e sincere che servono per affrontare cosi` i dolori come le gioie della vita.

Mastandrea dietro la macchina da presa sul set di Ride



Un altro elemento che Mastandrea sottolinea, chi definisce sia un pregio, chi un difetto oppure un grande limite, e` che c'e molto lui, anche nella recitazione della protagonista.

" Questa - spiega - era la sfida piu` grande,
perche` volevo avere un distacco,
che poi non ho avuto,
perche`la recitazione per me [...]
e` stato un bisogno"

Cosi` dicendo, Mastandrea fa capire i problemi che ha avuto a trovarsi dietro, e non davanti, la macchina da presa, e confrontarsi con attori che non avevano la sua spontaneita` e scioltezza nella recitazione.
" Mi sono trovato in grande impaccio e imbarazzo
a chiedere a degli attori
di fare quello che avrei fatto io,
quello era il problema.
Credo che questo si migliorera`, diciamo,
nel futuro, spero"
Per quanto riguarda il suo tipo di regia, invece, Mastandrea ha tenuto a specificare che
" Da parte mia non c'era l'ego di tanti registi
che ho visto dirigere e dirigermi.
L'ego faceva parte della storia,
io volevo un risultato dalla storia,
e li` c'era il mio ego, non nelle inquadrature"

La dichiarazione forse piu` interessante di tutto l'incontro arriva solo verso la fine dello stesso, e riguarda il suo approccio al cinema se mai dovesse continuare a dirigere film.

"Io ho capito che,
se mai continuero` a fa` questo mestiere, raccontero`quello che conosco.
Ma non per non mettermi alla prova, anzi,
per mettere in discussione
la conoscenza di determinate cose.
Ho fatto un film che avrei voluto vedere, tutto qua.
Questa e` una delle cose principali"

Questi che ho trascritto sopra sono gli elementi principali che sono scaturiti dall'incontro, quelli che ho reputato piu` interessanti e fondamentali. Purtroppo a volte, anche a causa dell'intervento di alcuni membri del pubblico forse neanche troppo interessati al film in se, il tema dell'incontro si decentrava, tanto che mi sono piu` volte chiesto se mi trovavo a una conferenza cinematografica o a una manifestazione politica.
Ad oggi, gli incassi del film al botteghino non sembrano entusiasmanti, a causa senza ombra di dubbio di una scarsa distribuzione e a un progressivo disinteresse da parte del pubblico verso film indipendenti, opere prime come in questo caso, e per giunta italiani. Lo stesso Mastandrea ha dichiarato sul problema della distribuzione:
"Se non si risolve questo problema,
credo che l'allontanamento del pubblico
dai cinema italiani
sara` definitivo"

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