Recensione "BOHEMIAN RHAPSODY", biopic sui Queen


Bohemian Rhapsody è un film del 2018 diretto da Bryan Singer, regista anche di I Soliti Sospetti e 4 film della saga degli X-Men, che fu in seguito licenziato a causa di assenze ingiustificate dal set e sostituito da Dexter Fletcher (Eddie the Eagle - Il Coraggio della Follia), non accreditato pero` nei titoli di coda. La pellicola è scritta da Anthony McCarten, alla sceneggiatura anche per L'Ora più Buia e La Teoria del Tutto, e da Peter Morgan, sceneggiatore anche di Rush. Nel cast troviamo Rami Malek, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello, Lucy Boynton e Aidan Gillen. Il film attualmente ha raccolto numerose candidature per diverse premiazioni che avranno luogo nel 2019, tra cui le più importanti sono quella per Miglior Film Drammatico e Miglior Attore in un Film Drammatico a Rami Malek per i Golden Globes. Di seguito la trama del film:

Bohemian Rhapsody segue i primi 15 anni della tanto famosa quanto discussa rock band dei Queen, dalle origini nel 1970 fino al concerto Live Aid del 1985.

Raccontare 15 anni di una delle rock band piu` iconiche della storia della musica in un film della durata non molto superiore alle 2 ore indubbiamente non e` semplice, e questa prima difficolta` e` forse quella che si fa piu` sentire nel corso della pellicola: il montaggio e` serrato, rapido, e la cadenza degli eventi sembra quasi inarrestabile, lasciando pochi momenti allo spettatore per respirare. Il film inizia in medias res, cioe` da un punto della narrazione che non coincide con l'inizio, anzi si puo` dire che inizia proprio dalla fine, perche` gia` nei primi minuti saliamo virtualmente sul palco di Wembley insieme a Freddie Mercury, pronto ad affrontare il Live Aid. Questo pero` e` solo un assaggio, un prologo, come d'altronde e` prevedibile che sia, perche` siamo subito catapultati alle origini della band, nel 1970, quando ancora i Queen non esistevano. Da qui si articola tutto il film in un'atmosfera dannatamente e stupendamente anni '80, seguendo la genesi del gruppo e dei vari successi piu` importanti della loro carriera, dall'ideazione alla creazione, primo fra tutti il singolo Bohemian Rhapsody, la canzone piu` discussa e improbabile, nonche` la traccia musicale che da` il titolo al film. Titolo perfetto, se ci si riflette su,  perche` non solo riporta alla mente quella folle e strana canzone, ma funge anche da sintesi di tutto il film: proprio come quel singolo, infatti, la pellicola e` un insieme di generi, colori e sfaccettature, risultando pero` nel complesso tutto incredibilmente amalgamato.


L'interpretazione dell'attore protagonista Rami Malek nei panni del frontman Freddie Mercury e` a mani basse la punta di diamante del film, risultando quasi la vera incarnazione del cantante, tanto che la stessa sorella di Freddie Mercury, in visita sul set del film, quando venne accolta dall'attore, vestito e truccato di tutto punto, esclamo` commossa: "Questo e` il mio Freddie!". E` sempre molto facile per gli attori, in film biografici con personaggi cosi` stravaganti ed eclettici come questo, cadere nella mera macchietta, cosa che pero` Rami Malek, cosi` come anche Margot Robbie nel film Tonya per fare un altro esempio, riesce a evitare abbastanza bene (alle persone che definiscono "ridicola" la protesi dentale consiglio di guardarsi qualche intervista del vero Freddie Mercury). Movenze, espressioni, modo di fare, atteggiamento su e giu` dal palco, tutto questo e` stato fedelmente riprodotto da Malek, che con questo ruolo dimostra in modo definitivo il suo talento da ora indiscutibile, e potrebbe tranquillamente regalarli una nomination agli Oscar 2019, proprio come la gia` citata Margot Robbie.


La caratterizzazione di Freddie Mercury, inoltre, risulta molto buona, mettendo in rilievo e in rassegna tutte le sue varie sfaccettature, anche se purtroppo sono tutte abbozzate e forse mai realmente approfondite a dovere, colpevole sicuramente il troppo materiale da inserire in poco piu` di due ore. Tra le innumerevoli caratteristiche del personaggio viene toccato il rifiuto e la vergogna delle sue origini parsi; la sua sessualita` e ricerca costante di appartenenza, influenzando anche la poetica del gruppo in continua sperimentazione di generi e sonorita`; la dipendenza da alcolismo e droga e i primi sintomi della malattia, seguiti poi dalla scoperta dell'HIV.


Molto interessante anche lo spazio riservato nella pellicola ad alcune persone centrali nella sua vita, come la fidanzata e poi moglie Mary Austin, interpretata da Lucy Boynton, donna che rimarra` sempre fedele alla loro forte amicizia anche dopo la scoperta dell'omosessualita` di Mercury, e "l'amico" Paul Prenter, impersonato da Allen Leech, che diventera` per un periodo l'agente di Freddie, influenzandolo pero` solo negativamente. Meritano menzione pero` anche Ben HardyJoseph Mazzello e Gwilym Lee nei panni degli altri componenti del gruppo, rispettivamente il batterista Roger Taylor, il bassista John Deacon e il chitarrista fuoriclasse Bryan May: tutte e tre gli attori riescono a incarnare molto bene le personalita` dei loro personaggi, anche se tendono a passare in secondo piano in confronto a Rami Malek, ma il piu` convincente e` senza dubbio Gwilym Lee, somigliante in tutto e per tutto al celebre chitarrista.


A livello registico Bohemian Rhapsody non si confonde nella mediocrita` di alcuni biopic senza anima, anzi questa pellicola una propria anima ce l'ha, che sembra pero` doversi ancora delineare in modo chiaro. La regia si puo` definire pop/rock, una regia dinamica, estrosa, non priva di difetti, che fortunatamente non vanno ad intaccare la riuscita finale del film. Il meglio di se` il regista lo mostra nella ricerca di alcuni particolari e dettagli, sia fisici che comportamentali, che aiutano la caratterizzazione dei personaggi, e soprattutto nella ricostruzione quasi per intero del Live Aid finale, il glorioso intervento musicale di 20 minuti dei Queen a Wembley nel 1985 a scopo benefico, in quello che sembra un unico piano sequenza: grandi movimenti di macchina, riproduzione fedele da parte di Rami Malek dei gesti e del comportamento sul palco di Freddie Mercury, nessun utilizzo di immagini di repertorio riempitive, l'uso delle tracce audio originali del concerto, ma anche, piccola nota dolente, un uso forse eccessivo del green screen a volte fin troppo percepibile.


Durante la visione del film, inoltre, mi ha tormentato una domanda a cui non riuscivo a dare risposta, perche` non e` percepibile sullo schermo: Rami Malek canta, imitando la voce di Freddie Mercury, oppure si tratta solo di audio originali? La risposta non e` ne` la prima ne` la seconda, perche` per riprodurre la voce del frontman dei Queen sono state sovrapposte 3 voci differenti: quella originale di Freddie Mercury; quella di Rami Malek, che ha comunque fatto lo sforzo di registrare tutti i pezzi presenti nel film, e quella di un cantante canadese di nome Marc Martel che ha impressionato lo stesso Roger Taylor, batterista del gruppo, per l'incredibile somiglianza vocale con l'originale. Riuscire a riprodurre fedelmente la voce originale del cantante era indispensabile per il film non solo perche` la colonna sonora e` interamente composta dai soli pezzi dei Queen, e credo che non si possano immaginare musiche diverse per un tale biopic, ma anche e soprattutto perche` molti di questi pezzi sono cantati in scena.


Altra questione importante da intavolare e` quanta aderenza ai fatti reali abbia davvero la pellicola. Si sta parlando molto, anzi troppo, di incongruenze storiche gravissime all'interno del film, e forse c'e` da ricordare proprio questo: si tratta di un film, e proprio per questo e` normale che alcuni fatti storici siano romanzati per agevolare la fluidita` del racconto, e soprattutto per sottostare a certe regole di intrattenimento. Ecco, il problema di Bohemian Rhapsody sembra piu` essere la troppa presenza di intrattenimento a volte anche fine a se stesso, a discapito di grandi romanzate e troppa superficialita` nel toccare temi scottanti e nel ricreare scene che avrebbero avuto bisogno di piu` coraggio, come i leggendari party di Mercury. Il film, e` vero, e` stato visionato e approvato dagli stessi membri del gruppo, ma anche questo ha sicuramente contribuito alla poca veridicita` di alcune scene, proprio per evitare di concentrare sempre piu` scalpore e maldicenze sul loro frontman, preferendo un approccio celebrativo piuttosto che documentaristico. La pellicola, in sostanza, puo` essere tranquillamente vista come qualcosa d'altro rispetto a un biopic, vuole piu` essere un tributo ai Queen, alla loro musica e al loro indiscusso prestigio.


Per concludere, Bohemian Rhapsody non e` un biopic perfetto, come avrebbe potuto essere, ma sicuramente e` un buon film celebrativo, con tanto intrattenimento e un'interpretazione di Rami Malek che diventera` una delle sue piu` riuscite. Consigliatissimo agli amatori della musica del gruppo, un po meno consigliato invece ai veri fan sfegatati, che potrebbero risentirne dei diversi cambiamenti alla storia della band, mentre non mi sentirei di consigliare il film a chi crede di guardarlo per conoscere i Queen per la prima volta, semplicemente perche` l'obbiettivo della pellicola non e` di documentare o di informare, fine ultimo invece di documentari piu` affidabili, dal punto di vista prettamente espositivo, come Queen: Days of Our Lives, che scava a fondo all'interno della storia della band, e Freddy Mercury: The Great Pretender, che si concentra sulla parentesi da solista del frontman del gruppo.

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